Inizio autunno all’insegna degli acrilici di Alberto di Fabio per la “Luca Tommasi Arte contemporanea”. La galleria milanese ha inaugurato lo scorso 22 settembre “Aura”, personale del 50enne artista abruzzese, che sarà in cartello sino al 19 novembre. In mostra una decina di recenti acrilici su tela, di medio e grande formato e una selezione di piccole opere su carta.
Pur poco presente alle aste (meno di una ventina, finora, le opere dell’artista battute nelle principali case d’auction), Di Fabio può contare su collezionisti importanti. Del resto vanta esposizioni prestigiose: Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, Estorick Collection di Londra, Cern di Ginevra, Mart di Rovereto; Macro di Roma. Fa parte inoltre della scuderia di Larry Gagosian a New York, città dove vive e lavora per gran parte dell’anno (per la restante fa capo a Roma).
La sua pittura si potrebbe, genericamente definire astratta, ma si basa su precisi spunti iconografici e tematici. In un dialogo serrato tra macro e microcosmi, la proliferazione di forme che caratterizza le sue tele fa riferimento al mondo della fisica e dell’uomo, mettendoli in relazione con lo spazio cosmico. Tra gli spunti che si sono succeduti nei recenti cicli dell’artista, i paesaggi montuosi come simbolo di elevazione mentale (nella mostra alla Fondazione Menegaz di Castelbasso, 2014); il cosmo e l’ambizione sublime di poterlo percorrere (Macro, Roma, 2015); il dialogo con la cultura umanistica del Rinascimento (nella mostra Cosmic gate, diffusa in vari luoghi storici di Ferrara – giugno-luglio 2016).
Nelle opere presenti alla Luca Tommasi, l’artista si concentra sul soggetto umano: lo spunto poetico sono «le potenzialità della mente, la sua aura e il suo magnetismo!, come dice lo stesso Di Fabio. Riferendosi simbolicamente a discipline tanto diverse come scienza, matematica, religione, filosofia e poesia, «i dipinti invocano una riconciliazione tra pensiero razionale e attività istintiva e creativa, tra emisfero sinistro e destro del cervello».
Sul piano stilistico, i lavori esposti rappresentano un’ulteriore evoluzione nella poetica di Di Fabio: il segno si inserisce armonicamente in una trama pittorica ancor più sviluppata e lavorata che in passato. Ma lo slancio creativo è sempre sostenuto da una struttura rigorosa: i contrasti di cui vive la sua pittura -tra pieni e vuoti, luce e buio, segno incisivo e gesto pittorico – danno vita infatti a un linguaggio sistematico, come un alfabeto da decifrare che ricorre di dipinto in dipinto.