Emerge da una ricerca condotta da Ricoh-Censuswide: tra i dipendenti delle aziende europee circola un diffuso ottimismo nei confronti del Digital Workplace. La quasi totalità del campione (98%) è infatti entusiasta o fiduciosa all’idea che nella propria azienda vengano introdotte nuove tecnologie.Anche in Italia l’atteggiamento verso la digitalizzazione è generalmente ottimista: i dipendenti si definiscono a riguardo entusiasti (65% del campione) e fiduciosi (38%) e solo una minoranza è dubbiosa (4%) e preoccupata (10%).In linea con quanto avviene nel resto dell’Europa, i dipendenti italiani indicano la gestione delle e-mail (40% del campione del nostro Paese) e le riunioni (37%) come i fattori quotidiani che causano le maggiori perdite di tempo, seguiti dal pendolarismo (31%). Gli intervistati sono convinti del fatto che la tecnologia consentirebbe di lavorare in modo più smart, in particolare grazie ad un migliore accesso ai dati (aspetto indicato dal 46% del campione italiano. Media europea: 44%), alla possibilità di lavorare più spesso da casa (42% sia in Italia sia in Europa) e alla riduzione delle attività ripetitive (30% degli intervistati italiani, mentre la percentuale in Europa sale al 41%). Javier Diez-Aguirre, Vice President Corporate Marketing, Ricoh Europe, commenta: «L’opinione dei dipendenti riflette le preoccupazioni dei governi di tutto il mondo riguardo la produttività. Si dedica troppo tempo alla gestione di processi che potrebbero invece essere automatizzati. Grazie alla tecnologia i dipendenti possono quindi lavorare in modo più rapido ed efficiente e portare valore al business». Al campione è stato chiesto di esprimere la propria opinione riguardo all’impatto sul proprio modo di lavorare di una serie di tecnologie. Il 67% degli intervistati italiani (percentuale in linea con la media europea) pensa che l’automazione dei processi avrà un impatto positivo e il 62% è dello stesso parere in relazione all’intelligenza artificiale; questa seconda percentuale è più alta della media europea che si attesta al 52%. Gli italiani sono più ottimisti anche in relazione alla robotica – che avrà un impatto positivo secondo il 46% del campione, mentre la media europea è del 40% – e alla stampa 3D (impatto positivo secondo il 53% del campione italiano, dove la medie europea è del 46%). In merito alla realtà virtuale la percentuale coincide: il 39% del campione italiano e di quello europeo afferma che essa avrà un impatto positivo sulle attività. Molte aspettative, dunque, verso l’innovazione digitale da parte dei dipendenti italiani, ma allo stesso tempo gli intervistati mettono in evidenza una serie di ostacoli, come ad esempio la mancanza di competenze tecnologiche (40% del campione), la paura del cambiamento (32%) e il lungo periodo di tempo che occorre per abituarsi ad una nuova tecnologia (24%)[1]. Lo studio rivela inoltre come i dipendenti siano delusi dalle motivazioni del top management: il 71% del campione italiano ritiene, in linea con la media europea, che la direzione dell’azienda abbia interesse ad introdurre nuove tecnologie solo per ridurre i costi e non per migliorare il modo di lavorare dei dipendenti. Per garantirsi un successo a lungo termine, riuscire a trattenere i migliori talenti e a competere in modo costante, le aziende devono ascoltare e accogliere le richieste dei propri dipendenti. Un ambiente di lavoro digitale non può più essere una semplice aspirazione per le imprese, ma deve diventare una realtà concreta.
[1] Domanda a risposta multipla