Pellegrini Spa chiude un 2021 da record il fatturato sfiora quota 20 milioni grazie al boom dello champagne

Pellegrini Spa, azienda bergamasca attiva dal 1904 che importa da tutto il mondo e distribuisce (da ogni regione italiana) vini e distillati (lo scorso anno ha visto un’estate di ripresa per il canale Horeca) chiude un 2021 con il “botto” registrando numeri in crescita sia in termini di fatturato che di nuovi inserimenti a catalogo. Dopo un 2020 che ha registrato una flessione del 28%, l’azienda di Cisano Bergamasco ha recuperato con un +58% rispetto al 2020 che ha spinto il fatturato a 19,8 milioni di euro. La crescita del 2021 supera del 29% anche l’ultimo dato pre pandemia.

La crescita è stata trainata da una vera e propria impennata nelle vendite di spumanti e champagne, anche per questo Pellegrini ha scelto di proporre nuove etichette inserendo a catalogo produttori in linea con la filosofia che lo contraddistingue da sempre, la ricerca costante di prodotti d’eccellenza.

Pietro Pellegrini, oggi Presidente e Direttore commerciale di Pellegrini Spa,ha studiato alla Scuola Enologica di Alba (Cn), è un esperto,  e conosce a fondo questo mondo che va dalla vigna alla tavola.

Un’azienda con una competenza secolare, attraverso la quale si è sviluppato un solido rapporto di partnership con le case vinicole, con il valore aggiunto dell’essere anche produttori: dagli inizi degli anni ’60 infatti la famiglia Pellegrini conduce la Fattoria di Petrognano, a Montelupo Fiorentino (Fi) azienda vinicola dalla forte connotazione toscana.

Per saperne di più abbiamo intervistato Pietro Pellegrini.

Nel 2021 in piena pandemia avete raggiunto un fatturato record che sfiora quota 20 milioni grazie al boom dello champagne. Come si spiega, è proprio il caso di dirlo, questo “exploit”?

L’exploit delle vendite di Champagne e, aggiungo, di tutti i cosiddetti “fine wines”, è sicuramente uno dei segnali più forti della voglia di ripartire dopo il periodo buio causato dalla pandemia. Certamente aiutato da una maggiore propensione alla spesa, almeno per tutti coloro che nei mesi precedenti avevano di fatto risparmiato, con particolare riferimento alle cose che possono soddisfare quei  piaceri negati per troppo tempo. Tra i quali un’ottima bottiglia, non più da soli o quasi, ma spinti dal desiderio della condivisione, grazie ad una ritrovata convivialità. Vorrei sperare però che il nostro exploit del 2021 sia anche dovuto alla selezione dei prodotti distribuiti, risultato di tanti anni di lavoro appassionato.

Quali sono i criteri e le tipicità che deve avere un’azienda vitivinicola per essere distribuita da voi?

Deve principalmente essere un vero progetto “agricolo”, fortemente identitario del territorio di produzione e con uno stile preciso ed identificabile. Il nostro obiettivo non sono i grandi volumi ma la grande qualità. Non seguiamo le tendenze o le mode, presenti anche nel mondo del vino, ma progetti veri e che soprattutto credano fortemente nella “distrubuzione”, rappresentata per loro dalla nostra azienda come unico partner commerciale per il mercato nazionale.  

Che valore aggiunto da’ essere proprietari e condurre un’azienda vinicola importante anche per dimensioni come la Fattoria di Petrognano, in Toscana? Le etichette dei vostri vini sono in catalogo?

Petrognano fu acquistata da mio nonno nel 1963. Da allora il mondo del vino ha subito cambiamenti enormi, in linea con quanto è successo dagli anni del boom economico in poi. Ho studiato enologia ad Alba e, iniziando ad occuparmi dell’azienda della famiglia negli anni 80, ho vissuto tutti i momenti che hanno portato il vino dall’essere semplicemente bianco o rosso e onnipresente su tutte le tavole italiane a quello che invece è e rappresenta oggi. Essere enologo e produttore di vino di qualità a Petrognano in Chianti significa potersi mettere sullo stesso piano degli altri produttori distribuiti, parlare la loro stessa lingua, vivere e capire i loro medesimi problemi. Ovviamente, Petrognano è una delle aziende distribuite da Pellegrini sul territorio nazionale. 

Si parla tanto di Customer Relationship Management cioe’ del potere del cliente al centro, cosa fate voi n questo senso?

Facciamo quanto è nelle nostre possibilità, chiedendo il massimo a tutti coloro che lavorano in azienda e a tutta la rete commerciale, costituita da 6 capi-area e da circa 150 tra agenti e sub-agenti in Italia. Vorrei però aggiungere quanto per noi sia sempre stato molto importante il rapporto a monte, con tutti i produttori distribuiti. Troppo spesso si pensa solo al “cliente” preoccupandosi troppo poco del “fornitore”.

Vendete i vostri vini anche online? E se si, sono gli stessi che vendete normalmente su catalogo o di altro tipo?

Non abbiamo e-shop aziendale. E’ una scelta voluta, che vuole difendere il ruolo dei nostri clienti, in particolare di quelli che operano principalmente con portali di vendite online.

Champagne a parte, quali etichette di vini e distillati sono preferiti in genere più di altri? Hanno piu’ successo i rossi o i bianchi?

Negli ultimi anni abbiamo notato una crescita dei vini bianchi rispetto ai rossi, che in precedenza rappresentavano la maggior parte delle vendite soprattutto nella fascia più alta di prezzo. Un pò perché oggi anche in Italia si producono grandi vini bianchi e poi perché sono cambiate le  abitudini degli italiani rispetto al cibo. Nei vini rossi sono più apprezzati la finezza, l’eleganza e l’equilibrio rispetto alla concentrazione e alla struttura. Per quanto riguarda i distillati mi sembra di percepire un ritorno al classico, ai grandi distillati di vino e anche ai grandi whisky, pur mantenendo una quota importante tutto il mondo dei rum.

La vendita dei vini è legata a un fatto “stagionale”?

Sicuramente la stagionalità ha una certa influenza. Ad esempio i vini rosati sono ancora fortemente legati al consumo estivo. Se però ci riferiamo in particolare allo Champagne e ai vini spumanti, le vendite, che erano principalmente legate alla regalistica di fine anno e ai momenti di festa, oggi coprono tutto l’arco dell’anno, senza influenza stagionale alcuna.

Si parla tanto di sostenibilita’ in tutti i campi, voi come azienda la osservate nel condurre la vostra azienda? E se sì in quale modo?

Abbiamo da diversi anni produzione di energia pulita grazie a due impianti fotovoltaici totalmente integrati sulle coperture dell’azienda. La quasi totalità delle aziende a catalogo utilizza criteri di coltivazione totalmente rispettosi dell’ambiente e dell’ecosistema. Cerchiamo anche di dare consigli ai produttori distribuiti che vadano nella direzione della sostenibilità, ad esempio con l’utilizzo di vetri e imballi meno pesanti, consentendo così risparmi energetici nelle fasi di trasporto e stoccaggio.

Da molto tempo da grossisti siete diventati distributori e questo ha allargato notevolmente i vostri orizzonti. Che criteri usate per selezionare vini e distillati che nascono in aziende estere così tanto lontane da voi sul territorio? Come fate ad essere sicuri dell’eccellenza del prodotto? Le aziende sono tutte certificate?

I criteri di selezione delle aziende estere non sono diversi da quelle nazionali. Ancora una volta si tratta di progetti agricoli fortemente identitari dei diversi territori di produzione. Quasi tutte le aziende estere a catalogo, con esclusione di poche e molto lontane, sono state visitate e conosciute, sia a livello di vigna che di cantina, condividendone i progetti, nel medio e lungo termine. La maggior parte delle aziende distribuite hanno la certficazione biologica per la parte agricola e molte anche per la parte produttiva di cantina. Diverse sono certificate biologico-dinamiche ed altre ancora hanno certificazioni legate ai diversi stati di appartenenza.   

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