A partire dai prossimi giorni, Marco Piva assumerà la carica di Direttore Artistico di Venini, con l’obiettivo di ridefinire il percorso creativo di prodotto partendo dall’analisi del patrimonio storico-culturale contenuto nell’archivio del celebre marchio. L’ architetto e designer milanese è particolarmente interessato alla capacità che un oggetto ha di intercettare le “attese” estetiche e funzionali degli utilizzatori e, di conseguenza, alla reazione che questo oggetto è in grado di suscitare in loro. Grazie a questa attitudine, lavorerà in modo concreto sull’attrattività del brand, interpretandolo e richiamando l’attenzione degli appassionati e dei collezionisti a cui il marchio si rivolge. Data la sua esperienza e le sue radici professionali, indirizzerà inoltre particolare attenzione ed energia al coinvolgimento e sviluppo del brand nel mondo del luxury contract – alberghi, ristoranti e residenze esclusive che avranno il piacere di ospitare i prodotti e le installazioni Venini.
Marco Piva parla con orgoglio del nuovo ruolo di direttore artistico della Fornace: “Per me è motivo di grande soddisfazione essere parte di una realtà prestigiosa come Venini, che affonda le sue radici nella tradizionale arte vetraria muranese ma nello stesso tempo rivolge lo sguardo al futuro. Il brand vanta collaborazioni con artisti e designer come Carlo Scarpa e Gio Ponti, che hanno fatto la storia del design dell’ultimo secolo e per me è un privilegio lavorare per contribuire al suo successo.”
Da oltre un secolo i migliori maestri vetrai e artisti si incontrano nella Fornace Venini, dando vita a una storia d’eccellenza e innovazione. VENINI custodisce ed interpreta un patrimonio artistico unico, creando opere inconfondibili che uniscono i saperi della tradizione al fascino dell’estetica contemporanea. Le creazioni VENINI convergono in Art Glass, con vasi scultorei e oggetti décor, e Art Light, installazioni luminose che arredano con gusto grandi spazi – privati o pubblici, come la Triennale di Milano e il Museo del Vetro di Murano, il MET e il MOMA di New York, la Fondazione Cartier, il Centre Georges-Pompidou di Parigi e tanti altri.