La Biennale del giro di boa

Nell’edizione del 2015 il muro simbolico dei 500mila visitatori era stato abbattuto, stabilendo il record assoluto. Quest’anno, quasi sicuramente, si registrerà una crescita ulteriore.

Ma questa edizione, oltre all’interesse artistico-culturale (che, ovviamente, resta primario), avrà un significato più ampio. Dovrebbe suggellare il rilancio del Paese.

La Biennale è da decine d’anni una delle grandi eccellenze italiane, come la Ferrari e Giorgio Armani. E’ la più importante rassegna d’arte del mondo, un primato che neppure negli anni più grigi è stato messo in discussione.

Bene, nonostante i soliti pessimisti, nonostante il sottile gusto autolesionistico degli italiani, il Paese è ripartito. A parte i dati statistici macroeconomici ufficiali, lo certificano i bilanci delle imprese. Come mi ha confermato l’amico Angelo Perrino, grande giornalista di matrice economica, direttore ed editore di Affaritaliani (il primo quotidiano online italiano) da Della Valle in giù, era molto tempo che non si vedevano bilanci aziendali (o semestrali, o trimestrali) così buoni. L’immaginario collettivo non se n’è ancora accorto, ma stiamo ripartendo. La prima a farlo è stata Milano che sull’onda lunga di Expo 2015 è tornata a essere una delle città mito del mondo.

Ora tocca a Venezia, certificare con una Biennale da sogno, il nuovo rinascimento italiano.

Per questo seguiremo con particolare attenzione, mese per mese, la Rassegna regina dell’arte visiva

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